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Firm size and competitive indicators: the Italian case

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  • Riccardo Achilli

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L?economia italiana ? caratterizzata da un?ampia prevalenza di PMI. Negli ultimi dieci anni, crescenti segnali di crisi, da parte dei sistemi tradizionali con cui l?economia industriale italiana si ? organizzata, per rafforzare le sue PMI (e in particolare i distretti industriali e pi? in generale i sistemi economici locali) hanno condotto a un ripensamento complessivo di tale modello. I dati mostrano come l?attuale recessione economica stia colpendo in modo particolarmente duro proprio le PMI, affette da problemi di sottocapitalizzazione, difficolt? di ampliare e diversificare i propri mercati e modelli di governance non del tutto adeguati. In particolare, le imprese pi? piccole sembrano essere, in termini di risultato economico finale, pi? direttamente dipendenti dall?andamento del ciclo macroeconomico generale. Altri studi evidenziano per? come, proprio dal tessuto delle imprese pi? piccole, stia emergendo, anche in ragione della selezione competitiva operata dalla crisi, un "ceto medio" di imprese di media dimensione, fortemente vocate all?export, che potrebbe rappresentare il cuore della ripresa del nostro Paese. Tramite i dati dell?indagine annuale ISTAT "Struttura e competitivit? delle imprese", si ? costruito e stimato un modello econometrico mirato a spiegare i differenziali nei risultati economico/finanziari finali delle imprese italiane basati sulle differenze di classe dimensionale di appartenenza. Tale modello utilizza come variabile endogena il valore aggiunto, scelto come indicatore di massima del risultato economico dell?impresa, e come variabili esplicative il costo del lavoro per addetto, come misura di un modello competitivo basato essenzialmente sul contenimento dei costi di produzione, l?investimento per addetto, come variabile di un modello competitivo di tipo struttura- le, basato cio? sull?investimento nei parametri fondamentali di un modello competitivo basato su innovazione, diversificazione di prodotto e mercato e qualit?, la produttivit? del lavoro, come variabile indiretta di misurazione degli effetti di miglioramenti sull?organizzazione del lavoro e i processi produttivi, e la quota di fatturato proveniente dalle esportazioni, come misura della capacit? di internazionalizzazione delle nostre PMI. La stima ? stata condotta sulle PMI manifatturiere e delle costruzioni, nell?intervallo di tempo 2003-2008, con un modello cross-section che analizza i dati disaggregati per classe dimensionale di addetti (0-19, 50-249, 250 e oltre). I risultati di tale esercizio di stima segnalano che l?unica variabile che spiega in modo robusto i risultati economici delle imprese pi? piccole ? il rapporto fra costo e produttivit? del lavoro, mentre la scarsa significativit? della variabile legata all?internazionalizzazione ? legata alla scarsa capacit? di penetrazione sui mercati esteri di molte microimprese, cos? come la scarsa rappresentativit? della variabile legata agli investimenti ? indicativa della difficolt? delle microimprese, affette da problemi di sottocapitalizzazione e di difficolt? di accesso al credito bancario, a investire in modo significativo su fattori di competitivit? strutturale atti a incidere sul loro valore aggiunto. Emerge quindi un modello competitivo, per le microimprese italiane, che, al netto di piccoli gruppi che operano su nicchie di mercato particolari, poggia soprattutto sulla capacit? di controllare i costi, piuttosto che sulla capacit? di investire in innovazione, qualit?, diversificazione, internazionalizzazione. Un modello competitivo tradizionalistico, fortemente esposto alla concorrenza da parte delle economie emergenti, che dipende anche dal modello di specializzazione produttiva delle microimprese italiane, imperniato essenzialmente su settori tradizionali. Nel caso delle medie imprese, emerge con chiarezza una maggiore intensit? di investimento per addetto, che per? non ha un riscontro immediato in termini di miglioramento del trend del valore aggiunto, mentre il dato relativo alla capacit? di internazionalizzazione assume una rilevanza fondamentale nella spiegazione dei risultati economici delle imprese fra i 50 e i 249 addetti. Si tratta infatti del cuore dell?internazionalizzazione della nostra economia. Le grandi imprese derivano i loro risultati economici essenzialmente dalla capacit? di esportazione e da quella di controllo del costo di produzione, per cui una delle reazioni alla crisi sembra essere quella di aumentare il rapporto fra capitale e lavoro nei processi produttivi. I risultati di tale esercizio, dunque, evidenziano l?opportunit? di adottare politiche industriali maggiormente selettive, oltre che per settore, anche per dimensione di impresa, e quindi sui fattori specifici di competitivit? che ogni singola classe dimensionale evidenzia, come sopra tratteggiato.

Suggested Citation

  • Riccardo Achilli, 2013. "Firm size and competitive indicators: the Italian case," RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, FrancoAngeli Editore, vol. 2013(1), pages 62-78.
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    Keywords

    PMI; competitivit?; modelli cross-section; stima econometrica; crisi economica; economia italiana.;
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    • C31 - Mathematical and Quantitative Methods - - Multiple or Simultaneous Equation Models; Multiple Variables - - - Cross-Sectional Models; Spatial Models; Treatment Effect Models; Quantile Regressions; Social Interaction Models
    • D22 - Microeconomics - - Production and Organizations - - - Firm Behavior: Empirical Analysis
    • D24 - Microeconomics - - Production and Organizations - - - Production; Cost; Capital; Capital, Total Factor, and Multifactor Productivity; Capacity
    • L2 - Industrial Organization - - Firm Objectives, Organization, and Behavior
    • L5 - Industrial Organization - - Regulation and Industrial Policy
    • L6 - Industrial Organization - - Industry Studies: Manufacturing
    • L7 - Industrial Organization - - Industry Studies: Primary Products and Construction

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